MICHELANGELO PERGHEM GELMI 1911 - 1992

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Nelle caricature
dal 1928 circa al 1940 circa




Nei disegni dal 1940 circa al 1945 circa




Nei dipinti dal 1935 circa
al 1945 circa




Nelle caricature degli anni ‘60 e ‘70



Nei dipinti ad olio dal 1945 circa al 1992, e nei disegni (china pennarelli, matite, carboncini acquerelli ecc.) dal 1946 circa al 1992

MICHELANGELO PERGHEM GELMI

Figurativo, surrealista, iperrealista.

Eclettico nell’arte e nella vita. Grande sportivo, pittore, ingegnere, viaggiatore, a volte poeta, “cittadino del mondo”, ma fuori dagli schemi e dai condizionamenti culturali e politici, sia nella pittura che nelle sue opere di architettura (raccolte nel Fondo Michelangelo Perghem Gelmi al MART – Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto). Vissuto nel Novecento, ha saputo interpretare i vari stimoli ed esperienze sempre in maniera originale e libera. Vita intensa, ricca d’esperienze umane e pittoriche: le geniali caricature degli anni Trenta, lo sport agonistico a livello nazionale, gli studi d’ingegneria e l’Accademia Albertina sotto la guida di E.Paulucci, i mesi in Provenza all’inizio della guerra con le splendide tele impressioniste, l’internamento da ufficiale nel Lager con i vibranti schizzi a carboncino e i paesaggi ad acquerello (v. libro “Da Cannes a Tarnopol”, 1975, Edizioni Manfrini e catalogo mostra “Artisti Trentini fra le due guerre. Sofferenza e creatività”, Castel Ivano Incontri, 2005). Il rientro in patria, l’esperienza torinese, il passaggio a grosse pennellate di densi impasti, “la sua pittura lascia spazio da un lato alla volumetria del Cezanne e del Picasso cubista e dall’altro alle corpose pennellate vangoghiane” (E.Staudacher). Poi il lungo soggiorno argentino dove le figure, i paesaggi e le architetture si snelliscono e puntano all’essenziale. Il rientro in Italia ed il cammino verso un mondo inesistente dominato da un occhio aperto su un mondo immaginario e poi via via verso “giochi surrealisti di simbolismo magico allegorico ed ironico vicini a Savinio e a Magritte, concepiti nel costante desiderio di reinventare l’assetto convenzionale della realtà”(E.Staudacher) con talvolta anche riletture di figure cardine della storia dell’arte come la Gioconda di Leonardo (in”Lei ed io”) o “Maya desnuda e vestida” di Goya, o ancora un celebre nudo di Modigliani disturbato dalla figura invadente del “Collezionista”. Surrealismo e l’iperrealismo, con accentuazioni satiriche e di aperta critica istituzionale in alcuni dipinti ambientati nella sua Trento. Infine l’ultimo grande ciclo di opere, gli appunti di viaggio in Messico, Cina, Perù e Bolivia dove c’è “una sorta di minimalismo semantico che ci riporterà alle ragioni prime della sua pittura, cioè alla ricerca del senso delle cose, o se si vuole della vita”. (M.Scudiero). Nel 2003, a Palazzo Trentini Mostre a Trento, la Provincia Autonoma di Trento gli dedica la prima mostra antologica.