MICHELANGELO PERGHEM GELMI 1911 - 1992

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Arte italiana contemporanea, Emilio Contini e Paolo Rizzi.
La Ginestra Edi – Firenze 1988.
Testo critico di Giovanni Nocentini.

MICHELANGELO PERGHEM GELMI.

Questo A. si presenta a noi con la credenziale dell’autentico ritrattista. Dire questo di Michelangelo Perghem Gelmi, tuttavia non sarebbe gran cosa essendo il “ritratto” una pura e semplice riproduzione della figura umana, cioè una immagine che porta seco una somiglianza. Il Perghem – ci sembra di poter dire – impasta la somiglianza della figura con ciò che i latini chiamavano “l’animus”: ma cosa vuol dire?, vuol dire che l’artista deve vedere e vede anzi, dentro la figura medesima. Di fatto, se osserviamo per esempio, “Fantin Latur m’ha suggerito l’atelier della Portela”, qui riprodotto, notiamo di prim’acchito l’atteggiamento espressivo di ciascun personaggio componente del gruppo; un atteggiamento variegato, talora umbratile, da quello distratto del Varner a quello più attento e all’altro quasi ironico del Graziadei e del Wolf, all’altro ancora , assorto del Pevarello probabilmente il modello del pittore la cui intensità del lavoro al cavalletto, lo “illumina d’immenso”, come direbbe il poeta.
Cosa possiamo dire dell’altro olio su tela: “S.E. Alessandro M.Gottardi, arcivescovo, presenta a Bernardo Clesio il Magno Palazzo restaurato”?
Qui uomini politici e dignitari sono riprodotti – non semplicemente ritratti – conforme al luogo e soprattutto all’evento. L’A. è andato a indagare nelle profonde sacche dell’animo di ognuno di essi e al volto solenne dell’arcivescovo o di Bernardo Clesio in cappa e tocco di velluto, fanno quasi da controcampo quelli dell’on. Piccoli e del suo seguito che, a parer nostro, esprimono un’intima letizia più che legittima per un’occasione irripetibile.
Ma tornando all’arte del Perghem dobbiamo dire che nella capacità di disegnare dell’A. nel senso che egli “sa disegnare bene con un colore quasi impetuoso”; le tele sono investite da una luce trasparente, quasi da una luce remota che consuma ogni peso della materia e sospende nell’aria come un polline luminoso che si irraggia: una luce però, che va spegnendosi in ombre soffici che sentiamo intrisa di lievi bagliori e di profumi oppure un bisbigliare di voci su cari oggetti e cose che soltanto simili circostanze possono offrire. Un pittore questo insomma, evocativo ma di spessore umano e dunque di pregnante poesia.

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