MICHELANGELO PERGHEM GELMI 1911 - 1992

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ALTO ADIGE, domenica 22 marzo 1981.
SI CHIUDE ALLA REGIONE LA MOSTRA DEL PITTORE TRENTINO
“L’iperrealismo di Perghem denuncia amara e beffarda”.
Testo critico di Franco de Battaglia.

Si chiude al Palazzo della Regione dopo 10 giorni di esposizione, la mostra sull’ultima produzione pittorica di Michelangelo Perghem, un pittore scontroso, che non entra nelle normali categorie della classificazione e delle scuole, ma che ad ogni dipinto dimostra una quasi disperata voglia di impadronirsi delle cose e di viverle.
E’ il suo limite perché la ghiottoneria è tanta che Perghem – facilitato in questo anche dalla completa padronanza tecnica della tavolozza e dei colori – non si perita di passare disinvoltamente da uno stile all’altro, da un atteggiamento all’altro: beffardo o appassionato, struggentemente affettuoso o dissacrante. Ma è anche la sua forza, perché il suo occhio curioso, che non ha paura di fermarsi, gli permette di cogliere fin nei minimi dettagli – un batter d’occhio, il tetto di una casa – quello che è l’ossatura delle cose e nello stesso tempo di esprimere la sua libertà di sarcasmo nei confronti dei sistemi dei potenti, dei miti presuntuosi, degli intellettuali, delle ambiguità, degli “artisti” che fanno bottega della loro professione. Piace la pittura di Perghem? Non a tutti. Ma l’interesse attorno alla mostra è stato ampio e il suo ultimo (ma da tempo coltivato) approdo all’iperrealismo, come ha scritto Gian Pacher, promette di essere il più confacente per il messaggio che, al di là delle introspezioni surrealiste o delle denunce beffarde, egli ha ancora da offrire.
Comunque con questa mostra, Perghem, radicatissimo a Trento, ma nostalgico della sua esperienza sudamericana, ingegnere con una continua amicizia per il disegno, ha dimostrato di avere pieno diritto ad un posto nella nostra arte e di non poter più essere considerato come un bizzoso personaggio che ama dipingere.

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