MICHELANGELO PERGHEM GELMI 1911 - 1992

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ALTO ADIGE, 7 novembre 1977.
Il “Centro storico” di Perghem Gelmi.
Testo critico di Franco de Battaglia.

Con una visione limpida, ma nello stesso tempo sofferta, piena di amore, ma nello stesso tempo di grande solitudine, con linee solo apparentemente innocenti e infantili, ma in realtà pronte sempre a sconfinare nel surreale, Michelangelo Perghem Gelmi presenta la sua città, la sua Trento, ai trentini. La mostra aperta al Castello si distingue dalle pur numerose che animano i pomeriggi autunnali per un tentativo di recuperare attraverso l’immagine, attraverso spazi – significativamente vuoti di persone di mezzi di animali di uomini e cose – una dimensione sociale, una città come casa di vita. Per questo la mostra di Perghem non è solo una notizia d’arte, ma fa anche cronaca, si inserisce nel discorso che forze politiche ed economiche – più con le parole che con i fatti concreti per la verità – stanno portando avanti sul centro storico, sul suo recupero, sulla necessità che mantenga la sua dimensione artigianale e popolare e non venga snaturato.
Perghem negli anni della giovinezza lasciò l’Italia per lavorare in Argentina. Poi dopo un lungo periodo fece ritorno a Trento e fu allora che vide, capì la città, se ne innamorò e in lunghe passeggiate ne fissò col carboncino gli angoli, le case, le finestre.
A distanza di vent’anni quei carboncini non gli sono bastati, ha sentito il bisogno del colore. E allora quei carboncini li ha riempiti di colore, di colori vivaci, che comunicano una città fresca e netta e bella e piena di gioia, una città dove i fermi volumi delle case e delle piazze vengono mossi da sfondi di montagna fugaci ma intensi e profumati come un’aria alpina. Quella di Perghem è una proposta, è un messaggio concreto fra tanto parlare a vuoto sulla città. E’ una testimonianza da conservare. Sarebbe davvero un peccato se questa raccolta di immagini venisse smembrata o andasse dispersa.

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